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Quando il vibratore scompiglia l’ordine patriarcale

Mutamenti Mutandine

Le colonne sonore consigliate per accompagnare la lettura del post sono questa o questa.

Non tutte e tutti sanno che le malattie a trasmissione sessuale costituiscono un’emergenza sanitaria a carattere mondiale. Tuttavia, niente paura ormai, nel girone occidentale dei lussuriosi! C’è l’OMS (nickname italiano di World Health Organization) che ha pensato veramente a ogni cosa. Da anni, infatti, stabilisce per filo e per segno come, dove e perchè noi altri viziosi si possa sfuggire a fastidiosi pruriti intimi, a astuti batteri desiderosi di proliferare all’interno delle nostre cervici, e a centri di recupero creati ad hoc per Tantum Rosa addicted, promuovendo invece la costituzione di veri e propri fan club dello Iodopovidone e del Meclon in ovuli vaginali. Esistono, infatti, dei dettagliatissimi piani di prevenzione di HIV – MTS (Malattie a Trasmissione Sessuale), ai quali tutte, ma proprio tutte le nazioni sono tenute a attenersi scrupolosamente, al fine di preservare la nostra salute sessuale, e poterci così riprodurre meravigliosamente, nelle migliori condizioni possibili.

 

Vorrei però accennare a una perplessità di non leggera portata, poiché in questa pretesa omologazione di condotta sanitaria e intervento, le differenze sono molteplici. Tra i come, i dove e i perchè, sorprendentemente non combaciano i chi e i cosa. Paesi molto vicini tra loro, infatti, sembrano adottare diversi infiniti pesi e misure, nel momento di dar vita a una campagna ministeriale. Quanto detto risulta vero sia per i contenuti, sia per le soggettività chiamate in causa nella pianificazione ufficiale.

Questa riflessione è scaturita durante una piacevolissima vacanza a Madrid appena consumatasi, che mi sono gentilmente concessa post–laurea, nel corso della quale sono incappata in un opuscolo amarillo (giallo), dedicato alla salute delle persone omosessuali e bisessuali (il detto opuscolo comprende addirittura una sezione dedicata alla sessualità tra donne). Sulle prime, non ho percepito nulla di strano; anche nel nostro paese, infatti, esistono varie realtà dedite alla produzione di materiale informativo sull’argomento. Alla rosa di tali realtà, però, non appartengono le istituzioni, se non per interventi spesso lacunosi e parziali, diretti unicamente alla popolazione omosessuale maschile. L’opuscolo giallo è stato invece voluto e prodotto niente meno che dal Ministero della Salute e dalla Comunidad de Madrid; Stato, dunque, e Amministrazione. A questa bella sorpresa se ne è aggiunta una ancor più sorprendente, nel corso della lettura. Oltre alla descrizione standard di cosa siano, di come si trasmettano HIV e MTS, emergono, infatti, intere sezioni in cui vengono affrontate spudoratamente, entusiasticamente e in gran dettaglio, un numero rincuorante di pratiche e comportamenti erotici, tra cui spiccano: orgia, sesso anonimo, sex toys e, udite udite, masturbazione. Quest’ultima viene addirittura raccomandata in qualità di allenamento solitario, propedeutico alla familiarizzazione con il corretto utilizzo del preservativo (maschile e femminile), prima di procedere al debutto in coppia, in gruppo, o chissà.

Come mai le istituzioni spagnole riconoscono sessualità diverse dall’eterosessualità riproduttiva, e si sono infine incamminate sulla strada della prevenzione, attraverso una prospettiva sociale realistica, mentre in Italia questi discorsi permangono nella sfera dell’intervento autonomo, dell’autogestione della salute, che gruppi e minoranze escluse rivendicano per far fronte a carenze, cesure e censure ministeriali?

La risposta, pur essendo incredibilmente banale, a mio parere, non è limitabile al solito: “Noi c’abbiamo il Vaticano in casa” (per quanto probabilmente il dato ne costituisca il problematico motore immobile), bensì riguarda la stretta, inquietante connessione tra diritto civile e diritto alla salute.

In Paesi in cui persone e coppie omosessuali hanno ottenuto l’equiparazione giuridica, e pertanto viene loro riconosciuta la possibilità legale e sociale di esistere in quanto tali, di riflesso, anche le sessualità “altre” sono state il soggetto di un processo di inclusione, sono divenute materia di interesse e ricerca da parte degli organismi preposti, e ne è scaturita una forma di integrazione.

Se, infatti, un’istituzione parla apertamente, genuinamente e senza giudizio di valore alcuno di orgia (per non fare che un esempio) tutelando, in questo modo, la forma di sessualità rispetto all’acquisizione di HIV e MTS, emancipa, forse, la pratica dalla sfera dell’illecito, dell’erroneo, della lussuria sfrenata, del vizio e da quant’altro la mentalità vittoriana, che permea e costruisce gli interfaccia delle nostre società, ha sino ad ora predisposto per il sesso meno coniugale, creativo ma non necessariamente procreativo. Questo diventa quindi… Normale? Per quanto quella che ho appena utilizzato sia una parola invero bruttina, e per quanto, probabilmente, io sia realisticamente portata a paccare, oltre che in valore assoluto, anche di ingenuità: mi piace pensare che le cose stiano così. Aspettando il solito ignoto che mi riporti con i piedi per terra,

xoxo,

L.B.

17.111