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Quando il vibratore scompiglia l’ordine patriarcale

Educare alle differenze

“Educare alle differenze” un incontro nazionale, tra associazioni, insegnanti, gruppi istituzionali e genitori. Roma, 20-21 settembre 2014.

L’idea di costruire una rete tra le esperienze del nostro paese che quotidianamente lavorano dentro e fuori le scuole a partire dal ragionamento sull’identità di genere è stata lanciata da 3 associazioni: Stonewall, Il Progetto Alice e Scosse.
In pochi mesi l’iniziativa “Educare alle differenze” è stata adottata e sostenuta da oltre 150 realtà collettive e in diverse città italiane.

Il convegno nazionale si svolgerà a Roma il 20-21 settembre 2014.

Il programma lo trovate sul sito di Scosse, mentre in questo articolo potete leggere alcune domande che abbiamo rivolto a Giulia Selmi fondatrice e socia de “Il progetto Alice” associazione di promozione sociale cresciuta in quel di Bologna.

differenze

Sono ben oltre 150 le realtà che hanno aderito al convegno, è quindi evidente che avete intercettato una “necessità” che era nell’aria. Questa necessità da dove nasce?

Giulia risponde:
Credo nasca da due aspetti contemporaneamente. Da un lato ci sono moltissime associazioni e moltissime insegnanti in giro per l’Italia che da anni realizzano – spesso senza o con pochissime risorse e molte difficoltà – progetti educativi di prevenzione della violenza di genere, di superamento degli stereotipi, contrasto all’omofobia e molto altro ancora. Si ha però sempre una grande sensazione di solitudine poiché non ci sono occasioni di incontro e di scambio di esperienze e progetti (se non occasionalmente) e non c’è nessun riconoscimento a livello istituzionale di questo tipo di attività. In più nell’ultimo anno, la destra cattolica (da milithia Cristi a Manif pour tous a Forza Nuova) ha identificato la scuola come un luogo dove difendere la presunta “famiglia tradizionale” e con lei l’eterosessualità obbligatoria e i ruoli tradizionali del maschile e del femminile. E’ stato un attacco culturale a colpi di comunicati stampa, ma anche un attacco vero e proprio per chi lavora a scuola: alcune iniziative sono state interrotte, è stato chiesto di revocare i pochi fondi stanziati o, come a Verona, il comune ha proprio fatto una delibera comunale per impedire i progetti di questo tipo. Quindi credo che questa due giorni risponda da un lato alla necessità di conoscersi e fare rete e dall’altro di trovare delle strategie intelligenti per rispondere a questi attacchi e rivendicare il valore di libertà e costruzione di cittadinanza che hanno questi progetti.

Il Progetto Alice dal 2004 promuove, attraverso le proprie attività in ambito educativo e formativo, lo sviluppo di una cittadinanza attiva, basata sul rispetto e la valorizzazione delle differenze culturali e di genere. In che occasione avete incontrato le altre 2 associazioni Stonewall e Scosse?

Giulia risponde:
Con Scosse ci siamo conosciute “di persona” lo scorso anno ad un incontro organizzato su questi temi da un gruppo di studio alla Sapienza di Roma, ma conoscevamo da tempo i nostri rispettivi progetti, mentre con Stonewall non ci conoscevamo prima di decidere di imbarcarci in questa impresa. Quando Scosse ha proposto di immaginare una giornata come Educare alle differenze l’idea era quella di coinvolgere realtà che lavorassero in territori diversi (il nord, il centro e il sud) e che potessero portare da un lato le loro competenze dall’altro le loro reti territoriali… e così è stato :-)

Betty&Books in ambito formativo lavora in una fascia d’età più matura, parliamo di giovani uomini e donne tra i 18 e i 30 anni. La nostra difficoltà maggiore è l’approccio con le istituzioni, anche universitarie, perché la sessualità non è presa sul serio, e i progetti che presentiamo devono essere ripuliti per essere “accettati”. Fortunatamente a livello europeo le cose sono diverse e possiamo contare del sostegno di Programma Youth in Action della Commissione Europea, ma non possiamo negare il fastidio di essere considerate “sporche” dalle istituzioni nostrane. Su questo fronte formativo e educativo le porte rimarranno chiuse ancora a lungo o vedete degli spiragli?

Giulia risponde:
La sessualità è sempre un problema con i più grandi e anche con gli e le adolescenti con cui lavoriamo spesso noi. E’ scontato, ma molto vero, che qui in Italia scontiamo un retaggio di moralismo e di pruderie su tutto quello che riguarda il corpo, le relazioni e il piacere che rende molto difficile fare discorsi chiari e trovare alleanze con le istituzioni per realizzare progetti veramente utili e innovativi… anche se è proprio di progetti così che ci sarebbe molto bisogno. Onestamente non vedo cambiamenti a breve termine in termini di apertura istituzionale, ma allo stesso tempo sono convinta che sia necessario continuare ad essere ostinate e cercare interlocutori diversi con cui portare avanti percorsi così.

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