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Quando il vibratore scompiglia l’ordine patriarcale

#WhatIReallyReallyWant

I’ll tell you what I want, what I really really want: Gender equality.

Project Everyone ha sfruttato il ventennale di Wannabe delle Spice Girls per una campagna di comunicazione contro la violenza di genere sulle bambine e il matrimonio precoce.

Wannabe, pubblicato nel 1996 in UK, ha venduto 7 milioni di copie diventando il singolo di una band girl più venduto nella storia, ed è risultato vincitore come miglior singolo ai Brit Awards del 1997. Il testo affronta il valore dell’amicizia femminile – “‪#WhatIReallyReallyWant‬

Il video è parte di una campagna istituzionale per un piano di azione Gender Equality dell’Onu. Il Remix/Remake, diretto dalla regista MJ Delaney, segue il canovaccio del video originale inserendo però slogan come Quality education for all girls sulle lavagne e i panni stesi alle finestre. Un video corale da cui si affacciano gruppi di bambine, bambini e le stesse artiste che invitano la videocamera a seguirle, in un gioco di vasi comunicanti, all’interno delle aule scolastiche e delle strade dove le ragazze “crescono e socializzano” .

 

 

Le artiste coinvolte nel video remake di Wannabe provengono da Sud Africa, Regno Unito, Sri Lanka, Nigeria, USA e Canada:

Jacqueline Fernandez – @Asli_Jacqueline
Seyi Shay – @SeyiShay_
Gigi Lamayne – @Gigi_Lamayne
Moneoa – @MoNeOa
M.O. – @MOMusic
Taylor Hatala – @tayd_dance
Larsen Thompson – @larsenthompson

L’uso e abuso di testimonial wow dal mondo della musica, ma anche del piccolo e grande schermo, è un trend globale soprattutto per quel che riguarda le campagne sociali,  a proposito avete visto”Let Girls Learn” con Michelle Obama e Rory Gilmore del telefilm “Una mamma per amica”? La campagna è volta a favorire la scolarizzazione delle ragazze e chiama in causa la super secchiona Rory.

 

obama

 

Gli slogan presenti nel video Wannabe riprendono il punto 5  del programma dei Global Goals – Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals): 17  obiettivi contenuti nel piano d’azione su cui si sono formalmente impegnati i governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.

Il punto 5 Gender Equality recita:
Donne, ragazze e bambine devono avere uguali diritti e opportunità di lavoro. Devono poter esprimere le proprie idee e avere reali opportunità di partecipare alle decisioni nella famiglia, nella società e nell’economia. Bisogna garantire con leggi e azioni che le donne abbiano pari accesso alle risorse, alla ricchezza lasciata in eredità e alla terra. Ogni forma di violenza e ogni regola o pratica che possa danneggiare la loro salute fisica e mentale deve essere eliminata.

La campagna di comunicazione risulta però ipocrita, perché le “carte di intenti” non bastano, occorrono azioni immediate e sanzioni per tutti quei paesi membri dell’ONU che a diritti civili Glbtq, pari opportunità e politiche sociali hanno ancora molta strada da fare, Italia compresa. Analizzando il video risulta fastidiosa la rappresentazione (pop) delle “periferie” al limite di un’immaginario dal sapore coloniale: periferie colorate vengono attraversate ballando e poi abbandonate per permettere alle ragazze di città di tornarsene a casa (in centro città?) prendendo il tipico bus londinese a due piani laccato rosso. L’altro aspetto di questa “operazione” è la sussunzione di immaginari fem o semplicemente legati all’attivismo, aspetto che richiama anche  il tributo alle Black Lives Matter di Beyoncé e la polemica che ne è seguita: può una ricca donna di potere, regina del pop, seppur nera e seppur per una buona causa avviare un processo di estetizzazione del movimento black?

Eppure malgrado le premesse, l’operazione remake al netto di costi e benefici ha il merito di fare da ponte generazionale tra le ragazze di oggi e le ragazze di 20 anni fa, tra madri e figlie. Un’occasione per ballare sullo stesso pezzo che a distanza di 20 anni ha mantenuto integra l’energia rappresentata dalle Spice Girls, la girl band che ha ispirato una generazione di ragazzine e di frocie (come per me lo è stata Cindy Lauper con Girls Just Want To Have Fun).

Come dire, preferisco ancora una volta l’autorappresentazione che il ritratto istituzionale di una campagna dell’Onu, ma se da una parte è legittima un’analisi critica femminista, dobbiamo confidare nel pensiero critico delle ragazze a cui questo video è rivolto. Andate sul canale YouTube di GlobalGoals a leggere i commenti sotto il video per notare come queste operazioni “pop” riescono a rendere accessibili argomenti solitamente archiviati nel file “femminista” in fondo a destra sotto al tappeto.

Ah, il video è stato postato direttamente da Victoria Beckham –

20 years on – Girl Power being used to empower a new generation. I’m so proud of The Global Goals ‪#‎WhatIReallyReallyWant‬

 

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