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Quando il vibratore scompiglia l’ordine patriarcale

Hot Girls Wanted: turned On – 1×01 e porno appunti.

Con piacere pubblichiamo la recensione di Andrea Moro Banderas sulla prima puntata di “Hot Girls Wanted: Turned On” una serie-documentario prodotta da Netflix. Ogni episodio esplora l’interazione tra sesso, porno e tecnologia.

Ho iniziato a guardare Hot Girls Wanted: turned On e sono alla terza puntata. Che dire… non mi piace il taglio docu-serial americano. Sembra di vedere Pimp my Ride o Kitchen Nightmare; l’escalation che creano sulle puntate (la presentazione, l’evolversi, il momento in cui inevitabilmente ci si trova di fronte al baratro e il momento d’introspezione…).

Ci sono delle peculiarità tipicamente americane che odio e che forse non capisco appieno, perché sono europeo (l’approccio interpersonale che hanno, lo squittire di certe voci ecc…).

Però mi ha fatto riflettere su qualcosa soprattutto per quel che riguarda il primo episodio “Donne al vertice”.

 

Holly Randall: viene dalla fotografia, come la madre e si vede benissimo.

Quello che non mi piace dei suoi porno è il taglio tipicamente hollywoodiano (tettone, tipe con labbra rifatte, location tipiche dei primi anni 2000, fiction-fantasy ecc). Lei usa gli stessi cliché di sempre però sposta la macchina fotografica nel punto di vista femminile. Perfetto. Però io che consumo porno da quando ho 12 anni lo trovo comunque vecchio, come trovo “vecchi” tutti i porno contemporanei che continuano su questa linea. Personalmente, da maschietto, preferisco un altro genere di porno, con un certo tipo di taglio, sì spesso da “maschio” come dicono loro. Ma su questo ci vorrei tornare nel capitolo successivo.

Un’altra cosa che mi ha lasciato perplesso, oltre al finto mondo kitsch del recital prima della scena in sé sono proprio le sequenze e i tagli con cui si confezionano questi porno: incontro, fellatio lui a lei e/o viceversa, lei sopra e/o viceversa, lei sopra di schiena e/o viceversa, lei da dietro, ultimi minuti ipotetico anal, venuta di lui. Questo è quello che fa da sempre la Digital Playground (dove ogni tanto lei lavora) ma anche altre decine di case di produzione standard come la Private ecc…

Quello che mi sembra da quello che ho visto è che lei, nonostante abbia lanciato un filone di “porno by woman” stia ripercorrendo le stesse caselle del porno mainstream, rimanendo comunque indietro. Ci sono tante altre variabili da considerare (ci sono case di produzione che fanno solo quel tipo di porno lì, alcuni che hanno tantissima trama, altri che fanno parodie di film… basta guardare le liste degli AVN per scoprire quanti settori esistono). Quello che dice lei è sacrosanto: col porno a pagamento è dura quando tutti lo vedono gratis. E su questo ricordo interessanti interventi di Omar Galanti su superzeta.com almeno 8-9 anni fa quando ancora non erano esplosi tutti i porn-tube che esistono ora.
Altra cosa grottesca (sempre per il mio occhio) è vedere come nei film della Randall ci siano attrici che fanno parte del mainstream classico del porno. Quindi vedere Vicky Chase, Aletta Ocean, Tory Lane o Phoenix Mary in porno classici quando nell’altro sito le vedi impegnate in double anal, milk enema, stretching ecc ti fa un po’ strano…. l’impressione è la stessa di vedere Eva Henger a Striscia la Notizia.


Erika Lust: quasi non è porno. è cinematografia di altissimo livello.

Si vede benissimo che è europea dal taglio di persone che usa (e lo dice), dalla fotografia che usa, dalle locandine, dai costumi. La sua fiction è reale, è molto più vicina alla realtà di quella della Randall; i suoi film sembrano usciti dal Sundance. Quello che gli lamento, sempre da maschietto pervertito, è la scelta registica dei tagli e delle visuali. A me piacciono molto i close-up e i porno della Lust, come dice lei sono “sesso”, non porno. Mi piace il fatto che possa nascondere gli orgasmi maschili, mi piace che c’è molta amatorialità, indecisione, imprecisione e una piccola dose di imbarazzo nei gesti, nella masturbazione dell’altro/a.

è vero quello che dicono: l’educazione sessuale ora avviene attraverso i porno e anche io una buona dose l’ho appresa dai porno. Quando ne guardi tanti, e hai un’educazione sessuale sviluppata, capisci anche quali sono le mosse che non si fanno e quelle che si possono fare: di 100 approcci al cunnilingus o all’anal ce ne saranno 10 corretti e quasi subito uno capisce (o almeno lo spero) che non è tutto uno sgrilletta sgrilletta o BAM cazzo in culo.


leggi anche The Porn Conversations 


Molti close-up dei film di Rocco, di Stagliano, di Nacho Vidal hanno possono anche farti vedere qual è il corretto approccio all’anal. E se, questo lo dico chiaramente, in 100 volte loro fanno “BAM cazzo in culo” almeno 95 volte, vi assicuro che in quelle 5 volte ci può essere un minimo di apprendimento. Certo, bisogna essere stakanovisti del porno come me ed averli visti tutti
Poi ci sono le preferenze personali. Non amo la storia, i “gonzo” hanno rivoluzionato il porno, le tecnologie più recenti hanno fatto sì che i bangbros o i brazzers siano passati in 0 secondi da amatoriale a professionale.

Personalmente continuo a provare interesse, anche educativo, nei prodotti di Belladonna.

belladonna

Lei viene dal porno maschio, ha come target i maschi ma non solo: ha uno sguardo in più, ha la capacità di quella che è riuscita a farsi strada facendo il culo a tutti i maschi della Evil Angel (in tutti i sensi eh!), i suoi Fetish Fanatics e i suoi Evil Pink sono stupendi anche perché dopo 20 minuti di scena ne seguono altrettanto di interviste e di backstage. Consigliati.

Andrea Moro Banderas se verrà ispirato dalle prossime puntate ci ha promesso altre recensioni e porno appunti. E voi la serie la state guardando?

ah,  lo sapete che Nacho Vidal di cui si parla in questo articolo ha aderito a una campagna contro la transfobia sul porno?

mentre di porno per donne ve ne ha parlato Slavina qui

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