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Quando il vibratore scompiglia l’ordine patriarcale

Quali spazi per confrontarsi su salute, sessualità e piacere?

Sono pochi gli spazi pubblici e autonomi per condividere esperienze, storie e saperi su sessualità, piacere, corpo e desideri. è tempo di consultorie.

Negli anni ‘70 a fronte di diritti  negati, come l’interruzione volontaria di gravidanza, le femministe che facevano? si auto-organizzavano in gruppi di self help. Saperi biomedici condivisi tra ostetriche, disoccupate, studentesse, casalinghe o operaie. L’auto-aiuto è la pratica che in sinergia con il movimento “di piazza” femminista portò alla legge 194 e all’istituzione dei Consultori.

Negli anni ’80 il virus dell’HIV e l’assenza di una cultura della prevenzione ha colto di sorpresa e decimato una fetta consistente della comunità gay. Molto dolore, ma anche una presa di parola e di buone pratiche per affrontare i differenti e legittimi stili di vita sessuale.

 

3 aprile 1976 – Manifestazione contro il voto del senato sull’aborto (differenze 1, 1976)

 

Le conquiste lo sappiamo non vanno date per scontate, necessitano di cura e di…aggiornamenti, come è stato ampiamente approfondito al tavolo sulla salute di Non una di MenoIl vocabolario comune su sessualità e piacere ne è la prova: è pieno di refusi, non detti e nomignoli. Un vocabolario immaturo che arrossisce con facilità, perché l’educazione sessuale, quando c’è, è spesso scollegata da quella dell’affettività e della relazione.

Se dal punto di vista scolastico l’Italia è ferma a Cinquant’anni fa, nella divulgazione mainstream si sono fatti dei passi avanti. L’editoria (esclusa quella scolastica) è ricca di ricerche, manuali e articoli di approfondimento attorno alla sessualità e alle pratiche sessuali. Le trasmissioni televisive che lasciano spazio al dibattito sul piacere, e annessi sextoys, hanno spento ormai le 20 candeline.

Ricordate Loveline? prodotta da MTV la trasmissione era allestita come un salotto in cui dibattere di sessualità, piacere e sentimenti. Durante la trasmissione il pubblico giovanissimo poteva intervenire in diretta per esprimere i propri dubbi. Su La7, nel programma La Mala Educaxxxion, donne e uomini si confrontano su temi tabù, come la pornografia e il sadomaso. E come non citare Cioè rivista settimanale rivolta a un pubblico pre-adolescenziale. La rubrica dedicata alle lettere delle giovani lettrici è sempre stata fonte di informazioni per svariate generazioni.

Caro Cioè, ieri abbiamo limonato sono incinta?” Oppure “Caro Cioè non ho mai baciato con la lingua come si fa?“. Domande legittime, insicurezze e dubbi che non è facile esprimere nemmeno alla migliore amica se manca un contesto adeguato. Cioé edito dalla Panini è tuttora vivo e vegeto con annessa cover adesiva, poster centrale  e test sull’amore e l’amicizia.

L’approccio “uno verso molti” è però cambiato e il parlare di sessualità si è adeguato all’economia liquida. Non solo forum, ma contenuti “cloud” a pagamento

Dopo aver fatto il giro di tutto l’emisfero occidentale, è sbarcata in Italia una piattaforma web dedicata al piacere femminile. Pagando, è possibile visualizzare una serie di video formativi, un “servizio” che stiamo testando e su cui torneremo con un articolo interamente dedicato.

Sempre molto seguiti e sicuramente interessanti per scattare una fotografia sulle chiavi di ricerca inerenti alla sessualità, sono i forum dedicati, ma targetizzati per ruolo o età anagrafica: donne-mamme, donne-giovani ecc. 

Questi spazi web dedicati alla sessualità raggiungono un vasto pubblico grazie a un marketing agguerrito, agli algoritmi dei motori di ricerca che confezionano pubblicità su misura dell’utente. Preferiamo questi “servizi” al silenzio imbarazzato, ma non sarebbe meglio integrare questi spazi di divulgazione “a pagamento” con spazi di informazione e conoscenza gratuiti e accessibili?

Vi sentireste più a vostro agio in uno spazio non frontale, non mediato da guru ed esperti?

Prendere in mano la situazione senza delegare tonifica l’empowerment.

Se guardiamo a Bologna, oltre ai momenti di confronto delle svariate realtà femministe e glbtq, pensiamo ai gruppi di mutuo aiuto per persone trans, al Blq Checkpoint, al Cassero Salute a forme di confronto fluide e replicabili già esistenti come la prima indagine sul piacere chimico (realizzata da un team di ricercatori che da oltre 30 anni lavora sul tema della riduzione del danno) il laboratorio di SessFem o i workshop itineranti sui sextoys.

Guardiamo al presente immaginando anche a spazi ancora da inventare, a contesti informali e inusuali. 

In opposizione allo smantellamento del servizio pubblico e alla privatizzazione del sistema sanitario, ha preso forma la Consultoria Queer che porta  avanti idee e pratiche alternative a sostegno della salute.

“(…) un luogo di autorganizzazione in cui occuparci della nostra salute e dei nostri corpi a partire dal piacere, dal desiderio e dalla tra(n)sformazione e non dalla malattia e dalla “funzionalità” da ripristinare o dal controllo biomedico dei corpi e della riproduzione (…)”

La salute non è un servizio o uno stato medico, ma benessere sociale!

Queste sono parte delle motivazioni che hanno portato la Consultoria Queer (Transfemminista) a ri-prendere la metodologia dell’autoinchiesta. Potreste infatti imbattervi, mentre vi trovate a passeggiare in una piazza, in una travolgente discussione, su cosa? ma su di voi e i vostri desideri! Una t.a.z con microfono aperto, un’assemblea circolare e dei cartelli che pongono domande su cui lasciare dei pensieri e dei non detti: 

“(…) per indagare la relazione tra genere, sessualità e salute in modo da organizzare la lotta per servizi sanitari efficienti per tuttu e non più basati sull’eterosessualità e sulla maternità obbligatorie. Perché siamo stufe di medici obiettori, di chi colpevolizza chi vuole abortire o prendere la pillola del giorno dopo; stufe di un sistema che infantilizza le/i trans e stigmatizza le malattie sessualmente trasmissibili”.

 

 

 

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