Betty&Books

Quando il vibratore scompiglia l’ordine patriarcale

I sextoys in legno di Silvia Picari Design

Per gli amanti dei materiali rigidi, ma che apprezzano la sensazione calda del legno, questi sextoys artigianali vi conquisteranno! Architetto di formazione e artigiana per vocazione, Silvia Picari realizza sextoys in legno super stilosi e con una bella palette colore, ma il discorso non finisce qui, c’è molto di più da scoprire.

Nello shop online di Silvia Picari Design è presente una sezione “benefit project”, acquistando uno dei prodotti proposti, parte del ricavato viene donato a progetti che lavorano attivamente per diffondere una cultura positiva del sesso. Una scelta non scontata in un mondo lavorativo competitivo, precario e con una forte componenete di diseguaglianza di “genere”. In particolare il settore della salute e dell’educazione sessuale sconta lo stigma sociale e il tabù sulla sessualità che avvolge il nostro italico e cattolico paese.

Nel 2005 con Betty&Books ci siamo lanciate nell’utopia dell’autoimpresa, un progetto culturale, ma anche una scommessa di emancipazione dalla precarietà. Nello stesso anno, sempre a Bologna e sempre una donna, Bettina Zagnoli, aprì i battenti MARABÙ una boutique erotic chic in cui si abbinavano sottovesti in seta e pizzo di Calais a solleticatori in piume, dream mask con brillanti, polsiere- gioiello bondage e oggetti del piacere di design.


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Progetti differenti, ma ambedue trainati da donne che hanno avuto il merito di avere espresso e intercettato un desiderio sommerso a volte perfino ostacolato, una strada poco esplorata e solo recentemente divenuta “appetibile” come nuovo segmento di mercato.

E se ne sono accorti tutti.

Sono scesi in campo i colossi della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) ed e-commerce “per donne” super agguerriti. Campagne di marketing e ampissimi stock di magazzino (inimmaginabili per i piccoli sexshop di vicinato) invadono i motori di ricerca e gli annunci web. Una scena già vista, Supermercati contro piccoli rivenditori.

E chi non può competere con simili budget? beh, si sta organizzando! La sfida per chi lavora con magazzini di piccola entità, o progetti di nicchia, è riuscire a stare sul mercato in modo etico e sostenibile. Una sfida che riguarda il processo di impresa, ma anche la filiera legata alla produzione e distribuzione.

In Italia il mondo di artigiane, blogger del sex, sexshop al femminile e sexshop femministi, sta crescendo. Certo non siamo ai livelli di altri paesi e città (per fare un esempio a Berlino si svolge annualmente un market da 60 espositori indipendenti) però anche qui qualcosa si muove.

Per congiunzioni astrali e simpatie digitali Betty&Books è caduta nella rete solidale di Silvia. Nella sezione benefit potete dare una sbirciata a Sphere, Passion e Bubbles –  con i colori del nostro logo, magenta e nero, in ottima compagnia con i toys in giallo e viola del Fish&Chips Film Festival.

  • Sphere – Gioiello in legno con nastro in raso per bondage. Da utilizzare nei tuoi giochi erotici o indossare come un vero gioiello.
  • Bubbles – La sua forma particolare articolata in tre sfere a diametri crescenti rende l’inserimento e l’estrazione di questo plug particolarmente eccitante. Prenditi il tuo tempo e senti crescere il piacere ad ogni sfera!
  • Passion – Dildo dalla forma classica per una penetrazione fluida e piena. La superficie liscia facilita l’inserimento e stimola dolcemente le pareti vaginali.

 

Sphere

 

I sextoys in legno realizzati da Silvia Picari sono oggetti naturali, dipindi a mano con vernici anallergiche certificate. Non usando copiatori ogni pezzo è sempre leggermente diverso dall’altro, anche se si tratta dello stesso modello.


Se siete curiose di conoscere la filosofia del suo lavoro i retroscena di bottega, abbiamo scambiato qualche chiacchiera con Silvia e posto un paio di domande sul mondo dei makers e del sex.

Ciao Silvia, prima di iniziare questa intervista ho fatto una premessa sulla filiera legata alla produzione e alla vendita di prodotti di nicchia. La tua esperienza immagino sia ancora in salita, quali sono le difficoltà che hai incontrato come artigiana e lavoratrice autonoma e che scelte hai fatto rispetto alla reperibilità del materiale e alla tua produzione?

Inutile dirlo la difficoltà più grande è stata l’accesso ai finanziamenti. Alla faccia delle pari opportunità, in Italia se vuoi fare impresa ma non hai capitali personali da investire, la strada è tutta in salita e ti devi arrangiare. Per fortuna amo quello che faccio e credo molto nel mio progetto. Questo mi da la forza di superare le difficoltà ed andare avanti.

Ho scelto di produrre in modo completamente artigianale. Sono io personalmente che creo i miei toys uno ad uno. Parto dal lavorare il legno grezzo al tornio e con molta cura passo alle fasi successive di levigatura e verniciatura. L’intero progetto, nasce in modo molto personale, è l’espressione di parte del mio modo di essere, dei miei pensieri e delle mie riflessioni sul mondo che mi circonda. Viene da se, che questi oggetti non avrebbero ragione di esistere se prodotti in serie (e forse neanche se realizzati da mani che non siano le mie).

 

 

Questi oggetti, non sono prodotti “usa e getta” fatti per deperire velocemente, ma sono pezzi unici che hanno una storia e sono destinati a durare nel tempo.

Non condivido il mantra “compra – usa – getta – compra…” credo che, oltre a creare masse di consumatori passivi e acritici, si porti dietro tutta una serie di conseguenze devastanti per la società e per il pianeta. Prodotti fatti per durare poco che diventano rifiuti (spesso non riciclabili) e si trasformano in km quadrati di plastica nell’oceano. Produzioni a basso (bassissimo) costo fatte sulle spalle dei lavoratori che creano sfruttamento, disuguaglianza e povertà. La produzione artigianale rappresenta un’alternativa a tutto questo e un modello di consumo più cosciente e consapevole. Reperisco il materiale dai distributori locali, cercando di prediligere essenze europee. Il legno che uso è certificato FSC, una certificazione internazionale che garantisce la sostenibilità di tutta la filiera produttiva del legno, sia per quanto riguarda lo sfruttamento delle foreste che per le condizioni dei lavoratori.

Per quel che riguarda la vendita, il benefitproject lo trovo un modo intelligente per promuoversi e fare network in un contesto di qualità. Quando, come e perché hai scelto questa strada ancora  inusuale in Italia?

E’ un’idea che ho in testa praticamente da quando ho iniziato ad intraprendere questo percorso, stavo solo aspettando il momento giusto per realizzarla.

Promuovere una cultura positiva del sesso e impegnarsi per abbattere stereotipi e pregiudizi, per me significa aprire un dialogo sulla tolleranza ed il rispetto delle diversità, significa coltivare amore ed empatia verso gli altri piuttosto che diffidenza e paura.

In questo ci assomigliamo, voi lo fate attraverso i vostri workshop e le vostre attività, il Fish&Chips Film Festival attraverso il cinema ed io con i miei toys. Il benefit project è la conseguenza naturale di questa volontà, oltre che, come hai detto anche tu, “un modo intelligente di promuoversi e fare rete in un contesto di qualità”. Personalmente, sono orgogliosa all’idea che i miei prodotti sostengano le iniziative in cui credo, questo mi fa sentire utile e parte di una “famiglia” con cui condividere il mio percorso.

So per esperienza che lavorare nel mondo dei sextoys, della sessualità e del piacere non è sempre facile, perché è un ambito ancora stigmatizzato socialmente, e non solo…pensa che per aprire Betty&Books, parliamo del 2005, io e le mie socie abbiamo sudato sette camicie e dieci reggiseni, perché  nessuna banca ha voluto concederci un finanziamento. Come associazione culturale (e sappiamo che è così anche per il Fish&Chips Festival) l’amministrazione comunale non ci degna manco di uno sguardo. Hai mai riscontrato nel tuo campo, ma anche nella tua vita pubblica, delle riluttanze, degli “ehm”? Come vivi questo aspetto e quali strategie stai adottando?

Per quanto riguarda l’approccio con le persone con cui mi confronto, solitamente, quando racconto che produco sex toys la reazione iniziale è di stupore, qualcuno arrossisce, molti sono divertiti altri cambiano discorso. Poi quando vedono i miei lavori, dalla perplessità passano ad un’espressione di piacevole sorpresa. Si stupiscono che un sex toys possa essere anche un bell’oggetto. Nell’immaginario comune il sex toy viene associato al classico dildo rosa in silicone, riproduzione del pene. Dal confronto con le persone, alla fine emerge che probabilmente è l’idea stereotipata di questi prodotti che crea imbarazzo, piuttosto che il prodotto stesso.

Diverso è invece quando hai a che fare con enti, istituzioni, servizi o simili a cui ti rivolgi per poter fare il tuo lavoro e ti vedi chiudere le porte in faccia.

Una su tutte, la più recente e a parere mio anche la più grave: ho fatto domanda presso una facoltà universitaria per poter ospitare gli studenti che devono svolgere il tirocinio obbligatorio. La facoltà in questione, offre alle aziende la possibilità di iscriversi nelle liste, che gli studenti consultano per scegliere dove svolgere il tirocinio.


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Hanno rifiutato la mia richiesta di iscrizione, dicendo che “non possono mandare tirocinanti nella mia azienda perché produco sex toys e questo può mettere in cattiva luce l’università.” Come vedi non ho potuto fare nomi, perché il responsabile del dipartimento, si è ben guardato dallo scrivere questa motivazione nero su bianco, comunicandomela solo telefonicamente.

Trovo che questo episodio sia molto grave, intanto per la discriminazione che subisco, vedendomi negare una possibilità che ad altre aziende viene concessa; ma soprattutto perché, ad operare questa discriminazione è un’Università, ovvero un luogo di cultura ed è proprio questo aspetto che vorrei sottolineare.

E’ assurdo e svilente che, chi si occupa di fare cultura in Italia, abbia questo approccio ipocrita rispetto a questi temi. La sessualità è un aspetto molto importante della nostra vita, contribuisce in modo determinante a definire il nostro modo di essere.

E’ necessario fare informazione per permettere alle persone di vivere la propria sessualità in modo libero, consapevole ed appagante, costruendo così una società di individui umanamente predisposti al confronto e all’accettazione delle diversità piuttosto che alla diffidenza e alla paura dell’altro.

Il mio lavoro, è una reazione e una critica a questa forma mentis, è la mia “strategia” per provare a cambiarla, ed è anche per questo che sono contenta di sostenere realtà come la vostra.

Grazie a voi ragazze, un abbraccio forte!


Se questo articolo ha suscitato il vostro interesse e vi è salita la voglia di ampliare la vostra collezione di toys, se volete sostenere Betty e il bellissimo lavoro  artigianale di Silvia Picari non perdete tempo e andate a sbirciare i suoi lavori qui

Se siete indecis@ su quale scegliere, andate sul sicuro e optate per una delle due proposte in nero e magenta realizzate per Betty&Books.

Se invece siete artigiani o piccoli produttori e volete presentarci il vostro fantastico lavoro non esitate a scriverci, che qui siamo tutt@ curios@.

Grazie Silvia!

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